29 dicembre 2006

I sei nomi della bellezza



Crispin Sartwell
I sei nomi della bellezza
Einaudi
pagg 196, euro 17,50

Da almeno un paio di secoli si è diffusa tra gli studiosi di estetica e tra gli artisti stessi un atteggiamento di sospetto nei confronti della bellezza. Per una mentalità illuministica essa ha qualcosa di miracoloso, di minacciosamente abbagliante, di troppo repentino ed eccessivo per i lenti cammini della ragione. Dall'ottocento in poi sono le arti e quindi la riflessione estetica a vedere nella bellezza qualcosa di desueto, che sta al di sotto di un'epoca che afferma il primato del concetto su quello della forma sensibile. Grazie a questo passo si assiste tuttavia non alla scomparsa dell'arte, bensì all'affiancarsi di quelle che, nel secolo scorso, furono definite le "arti non più belle". Ciò nondimeno di bellezza continuiamo a parlare. Forse ne abbiamo ancora bisogno proprio in quanto viviamo in un mondo che predilige le astrazioni; nonostante tutto l'evento miracoloso che ci restituisce la regolarità dell'essere resta un esigenza antropologica fondamentale.

Su questa necessità richiama la nostra attenzione un giovane filosofo statunitense, Crispin Sartwell, in I sei nomi della bellezza. L'esperienza estetica del mondo, un libro affascinante e ricco di suggestioni. Il libro è suddiviso in sei capitoli che riprendono i modi in cui si dice bello in sei diversi contesti linguistici e culturali: beauty, in inglese l'oggetto del desiderio: yapha, in ebraico splendore, fioritura; sundara, in sanscrito completo, santo; wabi-sabi, in giapponese umiltà, imperfezione; hozho, in navajo salute, armonia.

Che bellezza si possa dire in molti modi indica per Sartwell che il mondo è ricco di cose belle e di belle esperienze, e parlarne significa anche arricchire il loro ambito. La bellezza, sotto questa luce, si rivela come una necessità perenne e non storicamente condizionata di quell'essere che è l'uomo, a qualsiasi latitudine esso si collochi, in qualsiasi contesto culturale esso viva, in qualsiasi condizione conduca la propria esistenza.